Mi chiamo Andrea, sono un ragazzo diversamente abile di 29 anni. Vivo in provincia di Milano.
Sono affetto da tetra-paresi per una mancanza respiratoria al momento del parto e cammino con le stampelle. Ho cominciato a muovere i primi passi all’età di cinque anni grazie a un intervento di un’équipe statunitense nell’ormai lontano 1992. Sono sempre stato un bambino con una fervida immaginazione e un carattere tutto pepe. Adoravo giocare con gli altri bambini della mia età, soprattutto mi divertito molto ad inventare delle mini-narrazioni che, con l’aiuto dei miei amichetti, mettevo in scena in stile performance teatrale. Insomma le mie velleità da regista si potevano già intravedere in tenera età.
La mia infanzia fino alla quinta elementare è stata contraddistinta da una miriade di momenti felici e memorabili. Durante tutto questo periodo ho incrociato lungo il mio cammino dei compagni meravigliosi che, nonostante tutti i miei problemi di mobilità, non facevano altro che coinvolgermi nei loro giochi e mi aiutavano nel momento del bisogno. Per non parlare poi delle mie insegnanti, le quali non si facevano intenerire o impietosire dalle mie condizioni, anzi pretendevano che io raggiungessi sempre il massimo dei voti in tutti i compiti in classe. Qualora questo non accadeva alla consegna delle suddette verifiche mi sussurravano: “Sei stato bravo ma potevi dare più!”. Purtroppo, questa fase cosi idilliaca della mia vita terminò con l’inizio del secondo ciclo della scuola dell’obbligo. Non appena ho messo piede nella 1°D è iniziato un calvario senza fine: i miei nuovi compagni dimostrarono fin da subito di essere dei veri e propri sciacalli, infatti non facevano altro che screditarmi e farsi burla di me. In sostanza, per tre anni sono stato vittima di atti di bullismo sotto gli occhi dei miei professori, che il più delle volte facevano finta di nulla. Per converso rincaravano la dose, difatti molto spesso mi dicevano aspramente e davanti a tutti che non avrei mai potuto continuare gli studi a causa del mio deficit fisico. In poche parole, mi sono ritrovato in un lampo ad essere considerato da pupillo delle maestre a somaro della peggior specie da tutto il corpo docente. A causa di queste vicissitudini, per tutta la durata del triennio, mi sono sempre domandato chi avesse ragione. Purtroppo, all’epoca, a causa della mia giovane età ho preferito credere a questa seconda concezione in virtù del fatto che collezionavo una serie di insufficienze una dietro l’altra, non perché non ci arrivassi ma semplicemente perché non ero più motivato nello studio. Senza contare che, con il passare del tempo, l’allegria e la spigliatezza di quel bimbo carismatico si erano affievolite sempre più per lasciare spazio a un adolescente complessato e insicuro, capace di innalzare solo muri tra sé e il mondo circostante. In pratica la scuola, luogo di istruzione in cui ogni adolescente impara le nozioni di base utili per costruirsi il proprio futuro, stringendo delle amicizie che si porterà avanti nella vita, per me era diventata una trincea, dove dovevo fronteggiare quasi ogni giorno il bullo di turno. È vero, dovevo confidarmi con i miei genitori tuttavia solitamente chi subisce queste angherie, in primo luogo per colpa di un eccesso di vergona e di pudore tende a tenersi tutto dentro, in quanto crede che avvalersi dell’aiuto degli adulti non possa fare altro che peggiorare la situazione, in secondo luogo quest’ultimo pensa che presto o tardi quel determinato gruppetto che si fa beffa di lui desisterà. Con il senno di poi, se potessi tornare indietro non avrei mai permesso a nessuno di trattarmi come un buono a nulla, e sicuramente avrei parlato senza timore con la mia famiglia di quella situazione disumana. Certo! È inutile piangersi addosso, infatti potrà sembrare paradossale, ma se avessi la possibilità di incrociare gli sguardi dei miei cari compagni e dei miei professori direi loro quanto segue:
Grazie di tutto!! sapete perché? Ciò che non uccide fortifica. Non solo mi sono laureato e sono diventato un videomaker e relatore sulla disabilità, ma grazie a voi oggi vado nelle scuola a parlare di bullismo, offrendo a cuore aperto la mia testimonianza. Forse se non avessi combattuto le mie battaglie quotidiane, dalle quali sono uscito vincitore, non avrei mai potuto fare tutto questo.
Per concludere, ho deciso di mettermi in gioco con tutto me stesso, prima con la mia tesi di laurea, (che tratta dei pregiudizi che emergono quando una persona con disabilità e un’altra persona normodotata decidono di instaurare un rapporto di coppia) e poi affrontando il tema del bullismo, perché il messaggio che vorrei che passasse è far comprendere che la diversità, in tutte le sue forme, va percepita come un arricchimento e non come un limite. In questo senso ci tengo a sottolineare che, nel mio caso specifico a diventare oggetto di scherno e di pregiudizio non è la mia disabilità in quanto tale, ma lo è la sua peculiarità intrinseca che rende le persone con disabilità non omologabili secondo gli standard socioculturali della nostra società. Quindi tutto ciò comporta una sorta di discredito. È evidente che l’avvio di questo processo non coinvolge solo le persone con disabilità infatti ahimè possiamo chiamare in causa anche gli omosessuali, gli stranieri e perfino le persone in sovrappeso, semplicemente perché sono portatori di una diversità tale che si scontra con i canoni standard della nostra realtà. Finché non impareremo a sdoganarci da questi preconcetti dubito che faremo passi avanti.
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