Questa è una strana estate, in un anno per molti difficile. Durante il lockdown, quando tutto era incerto e sospeso, mi sono trovata a fare i conti con una forte incertezza rispetto al mio lavoro di fotografa: matrimoni rinviati, alcuni eventi annullati, corsi di fotografia in stand by. In pratica: momentaneamente disoccupata! Ma per fortuna nella vita, quando tieni le porte aperte e non ti chiudi al mondo, le cose si muovono attorno a te.Sono stata contattata da una mamma, che avevo conosciuto qualche mese prima all’ Associazione Il Portico , durante una serata in cui parlavo del progetto O.E.A.S. che seguo da diversi anni col comitato LoveGiver. Mi ha chiesto se avessi voglia di occuparmi qualche giorno alla settimana del suo figlio maggiore, che convive con la disabilità e ha bisogno di essere seguito. (Se vi siete anche solo vagamente lamentati dello stare a casa durante il lockdown, provate a chiedere com’è stato per queste famiglie che improvvisamente non potevano più contare su servizi e attività esterne.. altro che lezioni online e smart working…).

Ho conosciuto così Piero, 190 cm di curiosità verso il mondo, voglia di stare con le persone e senso del ritmo pazzesco!La scorsa settimana l’ho accompagnato in vacanza. Giorno e notte assieme in una struttura specializzata nell’accoglienza di persone con disabilità. Ho deciso di fare questa esperienza anche perchè volevo conoscere i miei di limiti. Sono una persona schizzinosa, soprattutto a tavola, e invece mi sono abituata a cambiare bavagli sporchi, o a veder “pastrocciare” col cibo, senza il minimo fastidio.Sono una solitaria e amo la mia privacy, e invece ho saputo rinunciarci per dedicarmi ad un’altra persona h24. Sono tendenzialmente impaziente e faccio fatica a fare una sola cosa alla volta, e ho imparato ad aspettare e rispettare i suoi di tempi, anche quando alla mattina non vedevo l’ora di scendere per un caffè. Ma soprattutto, quello che più mi piace, ho potuto guardarmi attorno e osservare tante vite diverse dalla mia. Famiglie di ogni tipo con difficoltà di ogni tipo e felicità di ogni tipo.

Due cose importantissime ho imparato: io non sono “brava” e loro, le persone con disabilità, non sono “poverini”.

Siamo tutti persone con vite e difficoltà diverse da affrontare. Per Piero lavarsi i denti da solo è un traguardo. Per me lo è imparare a non perdere le chiavi. E tra i due, è in netto vantaggio lui.