Sono un sagittario e, come tale, amante dei viaggi.
Basti pensare che la mia ambizione più grande è quella di poter intraprende, un domani, la carriera diplomatica. Ma, sono onesta con me stessa, se sei disabile, forse questa non è proprio la carriera adatta. Ebbene si, solo per accedere al concorso per la carriera diplomatica, vi sono dei requisiti, uno dei quali recita così: “idoneità psico-fisica tale da permettere di svolgere l’attività diplomatica sia presso l’Amministrazione centrale che in sedi estere, ed in particolare in quelle con caratteristiche di disagio.” Parliamoci chiaro, senza le mie comodità e i miei ospedali a portata di mano, non mi sentirei molto tranquilla anzi, per niente! Ma sognare non costa molti sacrifici e quindi, nel 2011, mi sono immedesimata come delegata ONU per la commissione UN-HABITAT, e rappresentavo la COTE D’IVOIRE. Certo, ero poco credibile. Io bionda platino, pallida e occhi verde, al massimo avrei potuto rappresentare la Svizzera. Ma sono entrata così dentro nel personaggio, che grazie ad una resolution, ho risolto molti problemi della costa d’avorio: come l’acqua non potabile e la malaria. Beh, purtroppo problemi risolti solo sulla carta e in accordo con altri “finti” delegati come me. Tutto questo ovviamente non si è svolto in Italia, ma bensì al palazzo di vetro, all’ONU. Ebbene si, proprio a New York City.
Sono partita con dei ragazzi che fanno parte di un’associazione dell’università di Napoli. Prima di partire ci sono voluti mesi e mesi di preparazione. Non erano facili le prove. Ma, ero così entusiasta, che lo studio non mi pesava affatto.
Ero emozionata all’idea di poter varcare la porta d’ingresso dell’ONU, di immergermi in tutto quel concentrato di sogno che, solo la grande mela sa regalare. Emozionata al pensiero di vedere New York dall’alto, salendo all’88esimo piano dell’Empire State, di entrare da Tiffany sulla fifth avenue. Ehm, sono pur sempre una donna! Di passeggiare nella caotica e colorata Time Square, attraversare in carrozza Central Park, il parco più grande, di pattinare sul ghiaccio a Rockefeller Center (ehm, per motivi tecnici non ho pattinato, e ho riempito il mio “vuoto” con del sano e accessibile shopping!). A NY è quasi impossibile sentirsi soli, dato che parliamo di una metropoli di 8 milioni di abitanti, ed anche grazie al cinema che l’ha scelta molte volte come set, è nell’immaginario di tutti e, in fondo, ti senti a casa.
L’unica pecca erano quelle lunghe, interminabili 10 ore di volo. Fortunatamente ero già “vaccinata” ad un viaggio oltre oceano. Infatti, esattamente un anno prima, andai a MIAMI BEACH. Credetemi, un viaggio da sogno. Sotto la facciata da brava “delegata Onu”, sono anche una pazza discotecara. Ebbene si, amo la musica house. Nel mese di Marzo, infatti, si tiene, a Miami Beach, il Winter Music Conference: una kermesse che si svolge ogni anno a Miami durante i 10 giorni successivi all’ultima domenica di marzo. È considerato a tutti gli effetti, il più grande punto d’incontro mondiale della musica dance elettronica. Avete presente il paese delle meraviglie? Beh, penso si trovi proprio a Miami Beach. Il gesto di togliersi maglione e sciarpa per riporli in valigia all’arrivo a Miami sembra una cosa così scontata, ma credetemi non lo è. La temperatura è assolutamente perfetta. Il sole caldissimo. Un Marzo così vale cento inverni in Italia. In ogni angolo vi erano deejay, musica, ragazzi muscolosi e ragazze fatte (ehm, rifatte) molto bene. Come se mi fossi catapultata nel film Baywatch. Tante Pamela Anderson che corrono sul lungomare, prendono aperitivi e vanno sullo skateboard con le cuffiette nelle orecchie. Certo, le qualità fisiche delle ragazze di Miami, erano impeccabili, con dei fisici assolutamente scolpiti. Ma un punto a favore della bellezza italiana lo devo. La moda americana lascia proprio a desiderare. Cappellini con visiera, maglie oversize, loghi e scritte ben visibili, e la ciliegina sulla torta, denti in bocca… tutti in oro! Si, credetemi questa è la moda. So che state rabbrividendo, ma per loro è solo simbolo di un sorriso a dir poco, smagliante! Quindi nulla a che vedere con le bellezze italiane. Ma tralasciando questi dettagli. io mi trovavo a Miami soprattutto per la musica, ma ho notato che, senza spendere una notevole cifra, anche ad Ibiza, si trovano gli stessi deejay e la stessa musica. Ed è per questo che sono ben sette anni, che torno ad Ibiza ogni anno. Per me, Ibiza è musica, è vita, è mare, feste, amici. Non voglio fare la moralista del cavolo, ma io ad IBIZA mi sono sempre divertita, senza far uso, assolutamente, di nessun tipo di droga. Quindi evitiamo quei luoghi comuni che vogliono l’Ibiza peccaminosa, l’Ibiza lussuriosa, pericolosa e piena di marcio. Almeno la MIA ibiza non è fatta di questo. Un’Ibiza anche comoda. Un’Ibiza rispettosa anche della disabilità. Saltavo tutte le file ed entravo gratis senza problemi. Un esempio? Volete sapere dove ho assistito ai concerto dei miei deejay preferiti all’ushuaia? Non al lato del palco o su di un palchetto in lontanza dal palco, come accade invece in Italia, ma per tutta la durata del deejay set io sono stata proprio SUL PALCO!! Ebbene si, sono riuscita a salire sul palco dell’ushuaia insieme a David Guetta, Bob Sinclar, dj Tiesto e gli swedish house mafia. Sono stati i giorni più belli della mia vita!!!
E’ da un paio di anni che, purtroppo, non viaggio più così spesso. Ma il mio pensiero resta sempre lo stesso. Sono convinta che, per un motivo o per un altro, viaggiare fa bene all’anima, al cuore, alla psiche. Contro la noia, l’insoddisfazione, la depressione. Senza pensarci troppo, chiudere tutto e partire, per poi raccontare la tua storia di libertà, di vita, di viaggi.
Alle volte fa più danni il “non agire”: ci avvelena l’anima, indebolisce il corpo e stressa la mente. Mai pensare “è troppo tardi omai, dovevo farlo prima”. Esatto: prima lo si fa, meglio è. Adesso, per esempio.
Quindi cercate una meta, un amico e preparate la valigia… il mondo vi aspetta!
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