Edward mani di forbice (Edward Scissorhands, USA 1990, regia di Tim Burton, con Johnny Depp), è una bellissima fiaba gotica, ricca di spunti per riflettere su un tema complesso come quello della relazione fra disabilità, tatto e sessualità.
Il film
La rappresentante di cosmetici Peggy Boggs, alla ricerca di nuovi clienti, penetra nel castello gotico che si erge sulla collina, non molto lontano dal paese dove lei abita e lavora. E nel castello la donna incontra il giovane Edward, una creatura non umana e senza età, generata in un laboratorio in perfetto stile steampunk (uno stile che in letteratura e nelle arti visuali ambienta la fantascienza nell’Ottocento) da uno scienziato morto di infarto poco prima di completare la sua opera: Edward, infatti, pur avendo un aspetto umano, è privo di mani, e al loro posto ha una serie di forbici, che spaventano Peggy.
“Le tue mani, ma cosa ti è successo? Mettile giù, non ti avvicinare, ti prego, ti prego!.. Queste sono le tue mani?!” chiede spaventata Peggy al ragazzo, che per tutta risposta mormora “Non mi ha finito..”. E senza troppo esitare, commossa, Peggy decide di portare il ragazzo giù in città, ospitandolo a casa sua.
Edward ha il volto coperto di tagli, che si è prodotto involontariamente con le mani di forbice. Maldestro, in macchina, per indicare entusiasta un bambino che gioca, rischia di ferire con le forbici la donna. A casa, impacciato, Edward fora con la punta di una lama il materasso ad acqua. Maldestro, infine, Edward ha difficoltà enormi a indossare gli abiti puliti che la sua ospite gli offre; non riesce, a tavola, a mangiare con le posate, e Kevin, il figlio di Peggy, lo guarda incuriosito, rimproverato per questo dalla mamma, perché “non sta bene fissare le persone”.
Fra Edward, il marito e il figlio di Peggy nasce in breve un rapporto di amicizia. Il giovane dà così una mano al marito di Peggy con il giardinaggio, e questa volta è il marito “normodotato” ad essere maldestro, mentre Edward con poche sforbiciate trasforma un albero in un bellissimo dinosauro, e subito dopo ritrae con altre piante l’intera famiglia che lo ospita.
Esmeralda, una bigotta predicatrice che abita lì vicino, avverte la famiglia che lo ospita del pericolo che corre: “Lui non viene dal paradiso, ma dalle fiamme dell’inferno. Ha il potere di Satana, lo sento”. E ancora: “E’ stato mandato per tentarvi, ma non è troppo tardi. Dovete allontanarlo da voi, cacciarlo via, calpestare la perversione della natura”. E, per tutta risposta, Joyce, l’avvenente single sempre a caccia di uomini, esclama: “Avete sentito? Lui è una perversione della natura!.. Non è eccitante?”
Durante il barbecue proposto dalle vicine curiose per conoscere l’ospite della famiglia Boggs, Edward è impossibilitato nel gesto sociale per eccellenza, quello di stringere la mano a qualcuno. Ma ciò non impedisce a Joyce e alle vicine di avere fantasie erotiche su di lui. Joyce chiede alle sue amiche, con aria sognante: “Credete che quelle mani siano calde o fredde? Prova a pensare a che tagli potrebbero fare..”.
Verso la fine del barbecue, uno degli invitati si avvicina a Edward, e gli confida: “Anch’io ho un problema fisico. Ma non mi ha mai dato fastidio.. Sono stato colpito da una granata durante la guerra, e ora non sento più nulla a questa gamba”. Batte le nocche sulla gamba artificiale, e aggiunge: “Non lasciare mai che qualcuno ti dica che sei handicappato!”
Il fidanzato di Kimba, la figlia di Peggy rientrata nel frattempo dalle vacanze, per prendersi gioco di Edward, prende in braccio la ragazza, ed esclama: “Guarda Edward! Ti piacerebbe tenerla così?”
Un giorno, a tavola, il marito di Peggy solleva il problema che nessuno, fra i vicini, sta pagando il lavoro di giardinaggio che Edward va facendo per la gente del quartiere (il che ci porta a riflettere sul luogo comune che “il disabile non lavora” e, se lavora, la sua prestazione non vale, a priori, quanto quella di una persona “normodotata”).
Edward, nel frattempo, rivela un’altra straordinaria dote come toelettatore per cani. E’ immediata la fila di nuove clienti, con i loro cagnetti, e Joyce, esterrefatta per le sue capacità, gli sussurra all’orecchio: “Oh, Eddie, c’è qualcosa che tu non sia in grado di fare? Mi lasci senza respiro, te lo giuro! Hai mai tagliato i capelli a una donna? Ti andrebbe di tagliare i miei?”. Joyce si accomoda su una sedia in mezzo al giardino, e mentre Edward rivela un nuovo talento come abilissimo e creativo parrucchiere, Joyce sperimenta, mentre lui le taglia i rossi capelli con le affilate lame delle sue forbici, un’intensa esperienza erotica, probabilmente un orgasmo (lo dicono i suoi occhi socchiusi, le labbra dischiuse, la testa rovesciata all’indietro, il respiro affannato, il movimento dei piedi). A taglio concluso, passando le dita fra i capelli, Joyce commenta: “Questa è l’esperienza più sconvolgente di tutta la mia vita..” E le sue amiche, come è ovvio, si succedono immediatamente su quella sedia, per poter vivere anche loro quell’intensa esperienza.
Edward viene chiamato alla televisione, lo intervistano, è brillante e applaudito, ma tutto crolla quando una spettatrice gli chiede se ha una ragazza, e il presentatore rilancia, insistendo: “Che ci dice allora, Edward, c’è una donna speciale nella sua vita?” Kimba, che segue da casa la trasmissione alla tv, comprende in modo empatico la sua sofferenza, e il suo amore inconfessato per lei.
Joyce decide nel frattempo di aprire un salone di bellezza per farvi lavorare Edward, lo fa accomodare nel retrobottega, e gli chiede: “Ho dei grembiulini, non vuoi che faccia la top model per te?” Edward, senza capire bene quello che sta succedendo, risponde di sì; lei mette della musica, inizia a spogliarsi, e quando cerca di fare l’amore con Edward, il ragazzo scappa dal negozio.
Il marito di Peggy gli consiglia allora di rivolgersi a una banca, per ottenere un prestito e mettersi in proprio. Ma l’impiegato della banca, dopo avergli rifiutato il prestito per totale mancanza di garanzie, gli dà come consiglio: “Cerchi di ottenere un’assicurazione, si trovi un garante.. Perché non compera un’auto? In questo modo ha un vantaggio, le danno un’etichetta per handicappati, e con quella potrà parcheggiare dove le pare”.
Il ragazzo di Kimba (il cattivo della situazione) mette Edward nei guai con la polizia, facendolo passare per ladro. Inseguito dalla polizia, Edward torna a casa, e a Kimba che gli chiede di abbracciarla, Edward risponde triste, dopo un attimo di esitazione: “Non posso..”. Kimba allora gli prende le braccia, lo guida, e appoggia la testa sul suo petto. E il ragazzo ricorda, con dolore, quando, accarezzando con le mani di forbice il volto del “padre” appena deceduto, aveva macchiato di sangue le lame, ferendo il viso del suo creatore.
A Edward, insieme al tatto, è precluso dunque il contatto, l’espressione fisica dell’affettività, ogni possibilità di “normale” relazione sociale, amorosa e sessuale. Non gli resta che fuggire nel castello dove è “nato”, e dove passerà (senza invecchiare), il tempo, nel ricordo di un amore non vissuto.
Alcune riflessioni su tatto, affettività e sessualità
Il tatto è forse l’esperienza sensoriale più sociale: può avere come effetto quello di offrire conforto, stabilire una connessione, dare attenzione, proteggere. Il tatto può promuovere il confort fisico ed emotivo, favorire una condivisione spirituale e permettere l’esercizio di un ruolo sociale. Il tatto comunica sempre qualcosa, e i messaggi trasmessi attraverso il contatto si imprimono spesso più profondamente delle parole. Coscientemente o no, toccare informa sull’altro.
Le “mani di forbice” di Edward, la sua specialissima forma di disabilità (ma strumento, al tempo stesso, della sua incredibile creatività artistica), ci offrono lo spunto per riflettere, come si diceva, sul tema della relazione fra disabilità, tatto e sessualità. Si pensi all’ammissione d’impotenza del ragazzo, quando Kimba lo prega di abbracciarla. Le reazioni di una persona al contatto fisico, in effetti, dipendono largamente dalle sue esperienze precedenti e dai suoi stati emotivi. Esse derivano, anche, dalle abitudini socioculturali, e la vita precedente di Edward, trascorsa nella solitudine più assoluta, costituisce forse, nella sua capacità di contatto fisico, un handicap anche maggiore delle stesse mani di forbice. Del resto, nella sua memoria, la tenerezza affettiva si associa al ricordo doloroso dei tagli inflitti al volto del suo creatore accasciato al suolo dopo l’infarto, al sangue che bagnava le lame affilate delle sue mani di forbice.
Il tatto adempie a diverse funzioni. Permette fra l’altro di stabilire un contatto, come ad esempio quando diamo la mano o diamo una pacca per augurare il benvenuto (ricordate l’invitato che ritira velocemente la mano tesa a stringere quella di Edward, durante il barbecue?).
La pelle e il tatto sono dunque essenziali per stabilire la propria identità e il proprio rapporto con il mondo. La pelle e il tatto giocano però un ruolo ambiguo, al tempo stesso oggetti di desiderio e frontiere fra le persone.
Il tatto rinvia a tre precisi registri: l’aggressività (come risposta riflessa a un contatto brusco o che risveglia un’esperienza dolorosa o spiacevole); la tenerezza (quando protezione e conforto sono le intenzioni percepite dietro al contatto); l’erotizzazione, la sensualità e la sessualità (quando la risposta si apparenta al piacere del contatto e del tatto in particolare).
Se il tatto è così spesso associato alla sessualità, dipende dal fatto che la maggior parte delle persone l’hanno sperimentato essenzialmente nel contesto sessuale.
Chi dice tatto, dice prossimità. Ed è invariabilmente in un contesto emotivo o affettivo che un contatto avviene, modificando, con ciò stesso, il tenore del contesto. Toccare o essere toccati comporta la condivisione di una zona intima, il costituirsi di una relazione immediata di intimità. Si è soliti distinguere 4 diverse forme d’intimità che possono essere sperimentate in seno a una relazione: l’intimità fisica, l’intimità psicologica o affettiva (questa dimensione dell’intimità rimanda al processo di confidenza, di apertura di se stessi all’altro), l’intimità relazionale (più la persona percepisce empatia o simpatia, e più aggiungerà degli elementi affettivi nella relazione); l’intimità situazionale, infine, che deriva dal fatto che due o più persone sono sole in un luogo privato, uno spazio intimo (dato che la sessualità si vive nell’intimità, quest’intimità situazionale può facilmente, nella mente della persona, essere associata all’intimità sessuale).
La fiaba di Edward suscita in noi degli interrogativi, inevitabili, anche se non sempre espressi nel film in modo esplicito: di quale esperienza erotica, di quale vita sessuale può godere chi è limitato nei gesti e nel contatto con il proprio e l’altrui corpo? Coscientemente o no, toccare informa su se stessi e sull’altro. L’effetto delle carezze (nell’espressione dell’affettività e del desiderio sessuale così come nell’esperienza autoerotica) è molteplice e appagante: le carezze stimolano il nostro corpo e inducono uno stato di profondo benessere, di calma e rilassamento. La carezza trasforma ogni centimetro quadrato della nostra pelle in una mappa di recettori nervosi, che catturano gli stimoli provenienti dall’esterno e li inviano al cervello. Edward ci aiuta (anzi, ci spinge) a immaginare una vita priva di carezze.
Oggi, nel nostro paese, iniziamo finalmente a parlare di questo problema. La “condizione di ridotta autosufficienza a livello di mobilità e motilità”, cui si aggiunge in certi casi “l’impossibilità di pervenire autonomamente a soddisfacenti pratiche di autoerotismo” (per usare le parole del Disegno di Legge n. 1442 – Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità), cui si aggiungono pesanti tabù e pregiudizi culturali, precludono a molte persone il godimento di un diritto inalienabile, quello di vivere il piacere sessuale senza discriminazioni di sorta, secondo quanto riaffermato anche dalla convenzione dell’ONU del 2006. La fiaba di Edward troverà un “lieto fine” in una Legge dello Stato Italiano, così come è già avvenuto in altri paesi d’Europa? (la figura dell’assistente sessuale è presente oggi in Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Austria). Lo speriamo di cuore.
AUTORE: Roberto Lionetti
SITO PERSONALE: robylyon.ilcapriccioonline.com
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