Stamattina mentre scorrevo la mia bacheca di Facebook mi sono imbattuta in un video che parlava di un bambino, un bambino che era nato con una malattia molto rara. Si sa, ce ne stanno tantissimi di bambini che hanno patologie rare. Mi ha invece colpito quello che diceva la sua mamma e mi ha fatto riflettere. Raccontava che il suo bambino non sapevano cosa avesse prima del parto, che era nato con una malformazione facciale grave senza la possibilità di chiudere gli occhi e per lei e suo marito è stata molto dura soprattutto nei primi mesi di vita. Ma che la parte più difficile sia arrivata quando finalmente sono usciti di casa portando a spasso il piccolo Christian, per strada la gente la fissava e la indicava, una donna le ha persino detto di essere un mostro per non aver abortito. Raccontava che poi le cose sono andate meglio quando il piccolo ha cominciato a ridere perché essendo un bimbo gioioso, quando sentiva voci e rumori lui sorrideva e chi dopo un po’ lo guardava, non lo vedeva più come un mostro, era un bambino esattamente come tutti gli altri! Questo per dimostrare che tante volte il giudizio degli altri è la cosa che ferisce di più, non è la patologia, non è l’essere diversi! Ma sentir parlare la gente alle tue spalle, sentire i bambini che ti indicano, o gli adulti che ti sbirciano di nascosto ma solo perché sarebbe troppo maleducato indicare, altrimenti lo farebbero pure loro senza tanti complimenti, penso che queste siano le cose peggiori per un genitore. Tu già lo sai da mamma che tuo figlio è malato e nessuno può farci niente, è così e basta, tu ci combatti tutti i santi giorni! Eppure persone estranee che non ne sanno nulla si permettono di giudicare, si permettono di indicare, si permettono di dire che dovevi ucciderlo tuo figlio! Ma vi rendete conto?

Ogni tanto mi faccio raccontare da mia madre degli episodi di quando ero piccola, adesso ne ridiamo a crepapelle insieme. Mi racconta in particolare di quando cominciò a portarmi al parco, ero davvero molto piccola anche se avevo già tre anni, non ne dimostravo nemmeno uno a causa delle mie ossa di vetro. Lei mi preparava in mezzo al prato un posto tutto per me dove giocare, un po’ distante dagli altri bambini per paura che mi facessero male cadendomi sopra, mi metteva sul tappetino e i giochi tutti intorno, in particolare io adoravo le cose piccine come i Lego o le Polly Pocket, perché potevo giocarci con le mie manine senza problemi. I bambini vedendo la novità si avvicinavano e volevano giocare tutti con me, a tre anni già parlavo un sacco e adoravo la compagnia. I bambini non facevano affatto caso al fatto che non ero come loro, nemmeno io ci facevo caso, ma a quanto pare le mamme di questi bambini invece sì. Mia madre mi racconta che tutte al parco le chiedevano “Ma quanti anni ha la bambina? Perché è così piccola? Ma è nata prematura?” inizialmente mia madre con pazienza le spiegava della mia patologia, delle ossa fragili… bla bla bla… tante chiacchiere. Un giorno però una vecchietta al parco che portava i nipoti e la memoria le faceva perdere colpi, cominciò a chiederglielo ogni giorno poiché dimenticava la risposta del giorno prima. Ogni giorno commentava dicendo cose tipo: “Magra com’è sicuramente sarà stata a dieta durante la gravidanza!” oppure “Non le avrà dato abbastanza latte da piccola!” o “La carne di cavallo! Ha mangiato la carne di cavallo?”.

Mia madre non ne poteva più! Lei voleva solo godersi il parco e starsene in santa pace così quando la vecchietta le richiese per l’ennesima volta se io fossi nata prematura, lei rispose di sì! Ogni cosa che lei suggeriva lei rispondeva: esatto! “Sì infatti! Non l’ho allattata bene!” o “Ma certo è nata prematura!” o “No, non si preoccupi, le costruzioni non le mette in bocca” oppure “Parlare a sette mesi è presto? Io nemmeno ci avevo fatto caso!”.

Agli occhi di quelle madri impiccione ero diventata la bambina prodigio che a sette mesi o poco più, già parlava con frasi di senso compiuto, giocava con le costruzioni senza mettersi in bocca (soffocando) alcunché.

Alla fine mia madre cambiò parco giochi, non le andava ogni giorno di rispondere alle domande di quella vecchietta insistente. All’epoca sono certa sarà stata dura e molto meno divertente, ma ora che ripensa alle facce stupite delle mamme che mentre i loro figlioletti chiedevano da bere a gesti, io dicevo: “Mamma, mi passi l’acqua per favore?” le viene ancora da ridere.

Se volete anche voi conoscere meglio il piccolo Christian di cui ho parlato sopra, trovate la sua pagina Facebook ufficiale digitando: “Lacey and Christian Buchanan”. Adesso il piccolo sta meglio, cresce bene ed ha tantissimi amici.