Non so bene perché, ma è un luogo comune pensare che le persone disabili siano puffose ( non mi pareva di essere blu…). Si pensa che siano tutti buoni e cari. Spesso li chiamano angeli (in effetti ho un pochino di mal di testa e non vorrei che mi stesse spuntando l’aureola…) o cucciolotti. E, i più evoluti, pensano che i disabili non si arrabbino mai, se non quando si tratta di questioni legate direttamente alla disabilità, cioè barriere architettoniche, ausili e contributi negati e altre cose. E poi sono tutti disponibilissimi al dialogo e non vedono l’ora che il soggetto ignoto di turno li tartassi di domande.

Nulla di più sbagliato! I disabili non sono tutti docili agnellini. I disabili si incazzano come tutti, sia per le cose serie che per le stupidate. Si trasformano in belve senza freni quando la propria squadra di calcio sbaglia ii rigore decisivo, quando i propri jeans preferiti non entrano più, quando la persona davanti a te dal panettiere si è comprata tutta la focaccia, che tu corteggiavi da venti minuti. E poi è ovvio che si incazzano se il mondo non è a misura di disabile, oppure se qualche situazione ci fa sentire più handicappati di quello che non siamo.

Ma sapete a me che cosa mi fa incazzare per davvero?

I “domandatori seriali”.

Si tratta di perfetti sconosciuti, uomini e donne di ogni fascia di età e ceto sociale, che incontri nei posti più comuni e che all’improvviso ( dopo averti elegantemente fissato per tre minuti) escono dalla fase pensante e ti pongono la fatidica domanda.

Scusa, ma sei malata o hai fatto un incidente….cavolo, ma poi… sei così giovane e bella..”

In diciassette parole riescono a farmi incazzare due volte.

Partiamo dalla fine: “Cavolo, ma poi…. sei così giovane e bella”.

È chiaro che se una persona è vecchia e brutta si merita di essere disabile, più di una figona come me. Naturalmente l’essere brutti è un’aggravante. E se poi non avete un Q.I sopra la media ve lo meritate proprio. Mi dispiace popolo di serie B, mi dispiace ma è un mondo difficile…

Scusa, ma sei malata o hai fatto un incidente?”

E lei invece? È nato così elegantemente rompicocomeri, oppure è caduto una volta di troppo dal seggiolone da piccolo? Lo ammetta dai…suo padre la lanciava in aria per fare l’aeroplanino e poi non la riprendeva.

Nel mio caso specifico nessuna della due opzioni di risposta va bene, quindi uscire da questa situazione senza morti e feriti è molto complesso.

Se riesco evito la conversazione mettendomi a parlare del tempo o del colore del soffitto che non si intona con gli orecchini dell’impiegata.

Oppure se sono in modalità BASTARDADENTRO ON mi viene da rispondere in modo elegantemente stronzo: “Sa… devo andare a fare un aperitivo con gli amici e siccome in quel locale ci sono pochi posti a sedere, mi sono organizzata” oppure “No, ma guardi che mica è una sedia a rotelle. In realtà è un carro armato camuffato, sa nel caso in cui dovessero arrivare quelli dell’ISIS io sono pronta! Ed è bene lavorare sotto copertura… sa per non destare sospetti…”

Ma, ahimè, questo non sempre è possibile…non sempre le strategie d guerra funzionano… ci sono domandatori seriali più cocciuti di un mulo viziato e che continuano imperterriti nella loro azione di ricerca della verità.

E la cosa peggiore sapete qual è?

Molti di loro non ti fanno la fatidica domanda per sapere la risposta, ma solo per trovare conferma alle loro teorie.

Eh già. Questi soggetti nei tre minuti di elegante fissaggio, si trasformano in antropologi e psicologi e deducono quale sia il tuo problema…(VOI SIETE IL MIO PROBLEMA…). Da grandissimi esperti rilasciano una diagnosi e il tuo interrogatorio serve solo per capire se ci hanno beccato o meno. E nei casi peggiori, anche se te li smonti loro se ne fregano, rimangono fermi sulle loro teorie…

La seconda domanda che di solito segue la sopracitata (indipendentemente dalla risposta… “Eh, ma è una cosa temporanea vero? È una situazione risolvibile vero?”

“Eh sa, non lo so, non ho la sfera di cristallo. Ma, mi dica, la sua di situazioni mentali è irreversibile vero? Il neurone si è suicidato tempo addietro vero? Fossi in lei proverei con un trapianto di cellule celebrali, anche se, secondo me, il rischio suicidio dei nuovi neuroni è elevato”.

E per concludere l’ultima domanda: “Eh, ne avrai presi di soldi dall’assicurazione…quanti?”

Amici è ovvio…io sono una figona da paura…mica posso essere malata io. È ovvio e palese che io mi sono “sbernata” in un incidente d’auto. Ed è pure ovvio che non guidavo io, ma qualche fantomatico fidanzato (ebbene sì, può sembrare strano, ma mi hanno detto anche questa teoria….). E naturalmente lui non si è fatto nulla.

Sicché loro sanno come sono andate esattamente le cose, loro sanno anche che io sono diventata straricca. E fanno pure una stima dell’importo…circa un milione di euro….

Sinceramente vivo sperando che un giorno i miei genitori mi dicano “sai Vale, in realtà siamo ricchi, ma abbiamo voluto insegnarti il valore dei soldi….tieni qui i tuoi 5 milioni di euro per le spesucce…”

Siamo seri. Ok lo ammetto. Sono milionaria, ma mi piace fare la persona umile. In realtà tutti i miei soldi sono a Montecarlo e sono proprietaria di una decina di isole tropicali. Ovviamente ho una yacht lussuosissimo a Porto Cervo e il cesso di casa mia è d’oro ( ricoperto di ceramica per non destare sospetti).