Spesso e volentieri quando si parla di moda, di bellezza, di make-up non sempre risulta facile associare questi concetti alla parola “disabilità”. Perché sembra così assurdo che una persona disabile possa curare l’aspetto fisico o sentirsi bella?
C’è purtroppo uno dei tanti stereotipi legati all’immagine della persona con disabilità che la vuole necessariamente “triste”, “sporca”, “brutta”. Dunque, agli occhi di tanti,se appari sorridente e ben curato, non potrai mai essere un disabile. Sulla mia persona vivo, purtroppo, spesso e volentieri questa situazione.
Sono una bella ragazza, almeno per metà. Un biscottino al cioccolato, uscito un po’ bruciacchiato…Mettiamola così! Cerco di curare il mio aspetto fisico, di non risultare mai “sciatta” , ma sempre con gli accessori giusti, un total look perfetto e i capelli in ordine.
E questo fa di me, agli occhi della gente , una ragazza normodotata. Fino a che non mi vedono scendere dalla macchina in carrozzina, o andarmene con le mie ruote dal tavolino del bar. Faccio un esempio: sono in macchina alla guida, rossetto rosso, bionda platino e ben vestita. Il mio pass d’invalidità mi da la possibilità di entrare con la macchina in alcune zone a traffico limitato. (per fortuna, perché di certo non posso fare chilometri e chilometri “a piedi” ). Ma,PUNTUALMENTE, mi ferma la macchina della polizia o dei vigili di turno. Si avvicinano, con aria poco convinta, chiedendomi di andare via, perché io lì non posso stare. Inutile spiegare che sono disabile, loro mi fanno una bella risata in faccia.
Niente, proprio non ci arrivano che una bella ragazza bionda e col rossetto rosso possa avere due gambe non funzionanti.
La calma, l’educazione e il rispetto rimangono tra le mie virtù e, ovviamente, sono anche disposta a fargli vedere i miei documenti per provare l’autenticità della mia disabilità. Ma ci sta una frase che proprio non tollero: ”scenda dalla macchina e ci faccia vedere che disabilità ha”. Qui proprio la mia pazienza non ci arriva.
A parte che non tutte le disabilità sono visibili, ma poi, ci vuole tanto ad abbattere quelle barriere mentali dove la parola bella può essere associata ad una ragazza in carrozzina?
Ed è per questo che cerco di continuare e dar voce alla mia “piccola battaglia”, perché questo è un vero e proprio sopruso.
Odio essere guardata con insistenza dagli uomini mentre sono seduta ad un tavolino di un bar, e poi quando mi sposto sulla carrozzina i loro occhi cambiano espressione, come per dire:” che peccato,era così bella.”
Non per dire, ma ho le ruote non la barba.
E’ brutto sentirsi dire:”sei così bella che non sembri disabile”
Allora mi fate capire cosa c’è di sbagliato ad essere belli e disabili?Certo, per carità, non potrò mai indossare un tacco 12 ma, credetemi, questo “limite” non mi ha mai fatto sentire inferiore a nessuna donna. Sta di fatto che la mia DISABILITà non ha MAI soffocato la mia femminilità,sensualità e voglia di mettermi in gioco.
Anzi, mi sento così a mio agio con la mia carrozzina e le mie stampelle che le ho trasformate in accessori fashion. La carrozzina è rosso fuoco, abbinata al rossetto, e le stampelle sono tutte foderate con la fantasia “animalier” .
Agli occhi di qualcuno potrei apparire una sciocchina,vuota e priva di contenuti, pensando a che rossetto abbinare o come vestirmi, ma sono dell’idea che la dignità deve andare sempre di pari passo con la disabilità. Spetta a noi stesse tirare tutta la grinta e la bellezza che abbiamo,così magari riusciamo a far andare oltre lo sguardo da due ruote o da due stampelle.
Guarderanno il nostro colore di capelli così cool, le nostre unghie laccate , il nostro sorriso smagliante coronato da un bellissimo rossetto rosso. E’ come crearsi una corazza, come se facessimo luce negli occhi di chi ci guarda, per riuscire ad offuscargli la nostra disabilità.
Usavo spesso questa tattica anche da bambina.Apro una piccola parentesi:quando si è piccoli le difficoltà sono triplicate,i bambini sanno essere dei giudici molto inquisitori.Soprattutto se appari ai loro occhi una bambina “diversa” .
Ricordo un episodio di me piccolina, ero in vacanza in un villaggio con i miei genitori. Decisi di andare da sola al mini-club e presentarmi agli altri bambini. Sapevo che sarebbero stati crudeli e senza pietà, che mi avrebbero puntato il dito in segno di grande curiosità. Per me fu un atto di coraggio. Così, tra mille domande e occhi incuriositi dei bambini,presi un foglio e una penna ed iniziai a disegnare. Sirene,principesse,draghi e castelli.Riuscì ad abbagliargli.I bambini distolsero i loro sguardi dalle mie gambe,dalle mie cicatrici e dal mio deambulatore e iniziarono a chiedermi di disegnare per loro. In un momento ero diventata la più ricercata del mini club. Da allora ho capito che, se voglio, riesco ad essere un capo branco, una trascinatrice,una forza della natura.Tutto grazie al mio pathos. E che, in fondo, basta poco per avere il mondo in mano: un foglio ed una penna da bambina, un sorriso col rossetto da adulta.
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